venerdì 21 marzo 2014

"Passion" Fallen Saga by Lauren Kate

Salve! Dato che stasera non penso di poter postare nulla, approfitto del dopo-pranzo per postarvi la recensione di "Passion", terzo libro della saga di Fallen che, vi ripeto, è formata da: Fallen (qui), Torment (qua), Passion e Rapture (qui) più uno spin-off, "Fallen in Love"(qui). Mentre negli altri mi sono potuta "censurare" sugli spoiler dei libri precedenti, qui non potrò, per cui se non volete rovinarvi i primi due libri non leggete!
Vi lascio alla recensione:

Copertina "Passion"
Costo: circa 14€ in copertina flessibile
Voto: 8--
Trama:
"Luce morirebbe per Daniel: lo ha già fatto decine di volte. Insieme hanno vissuto tante vite, in luoghi e tempi diversi, ma la fine è stata sempre la stessa: lei consumata dalle fiamme e lui con il cuore infranto. Forse però è possibile spezzare la maledizione che li perseguita. Per scoprirlo, Luce viaggia a ritroso nel tempo e ritrova le sue incarnazioni passate: in Inghilterra, in Cina, in Egitto... Daniel la insegue, e non è l’unico a farlo. Perché se Luce riscrivesse la storia, tutto potrebbe cambiare."

Finalmente una trama coerente al contenuto del libro! Allora, se fino ad ora non avete letto nè primo libr nè secondo e state ancora leggendo... bhè, aspettatevi degli SPOILER! Anyway, libro carino ma non mi ha preso molto; la Kate descrive il viaggio nel tempo che intraprende Lucinda dopo essere entrata negli annunziatori (le ombre che ha sempre visto Luce) per scoprire il suo passato. Ad ogni capitolo c'è un nuovo luogo, oppure il cambio di prospettiva (prima che insegue Daniel e poi Luce). Vi ricordate il prologo di Fallen? Se è no ve lo posto qui:

"PROLOGO:
IN PRINCIPIO
HELSTON, INGHILTERRA,
SETTEMBRE 1854
Verso mezzanotte, infine, gli occhi presero forma. Lo sguardo era felino, determinato e incerto allo stesso tempo... prometteva guai. Sì, erano proprio i suoi occhi. Si aprivano sotto la bella fronte aggraziata, a pochi centimetri dalla scura cascata dei capelli.
Tenne il foglio davanti a sé, per valutare i progressi. Era difficile lavorare senza di lei, ma non avrebbe mai potuto disegnarla in sua presenza. Da quando era arrivata da Londra - no, da quando l'aveva vista per la prima volta - aveva dovuto preoccuparsi di tenerla sempre a distanza.
La sentiva ogni giorno più vicina, e ogni giorno era più difficile del precedente. Ecco perché sarebbe partito il mattino dopo. Americhe, India... non lo sapeva e non gli importava. Dovunque fosse finito, sarebbe stato più facile che restare lì.
Si chinò di nuovo sul disegno. Corresse con il pollice la sbavatura del carboncino sulle labbra carnose, sospirando. Quel foglio inanimato, impostore crudele, era l'unico modo che aveva per portarla con sé.
Poi, raddrizzandosi sulla sedia di pelle della biblioteca, lo sentì. Quel lieve calore sulla nuca.
Lei.
La sua sola vicinanza gli dava una sensazione insolita, simile al calore emanato dal legno che si sfalda in cenere in un fuoco. Lo sapeva senza voltarsi: Lei era lì. Appoggiò il ritratto a faccia in giù sui libri che aveva in grembo, ma non poteva sfuggirle.
Lo sguardo gli cadde sul divano color avorio del salotto, dove poche ore prima lei era apparsa inaspettatamente, quando i suoi amici ormai erano già arrivati, in un abito di seta rosa, per applaudire la bella esibizione al clavicembalo della figlia maggiore del padrone di casa. Scoccò un'occhiata alla stanza, e poi alla veranda oltre la finestra, dove il giorno prima lei gli si era avvicinata furtiva, reggendo un mazzolino di peonie selvatiche bianche. Era ancora convinta che l'attrazione per lui fosse innocente, che i loro frequenti incontri nel gazebo fossero solo... liete coincidenze. Quanto era ingenua! Non le avrebbe mai raccontato la verità: quello era il suo segreto.
Si alzò e si voltò, lasciando i disegni sulla sedia. Ed eccola lì, vestita di bianco, appoggiata alla tenda di velluto rossa. Le nere trecce erano sciolte. Aveva lo stesso sguardo che lui aveva disegnato così tante volte. Le sue guance erano accese. Era arrabbiata? Imbarazzata? Desiderava saperlo, ma non poteva permettersi di chiederlo.
«Cosa ci fate qui?» Sentì l'acredine nella propria voce, e si pentì di tanta asprezza, sapendo che lei non avrebbe mai capito.
«Non... non riuscivo a dormire» balbettò lei, avvicinandosi al fuoco e alla sua sedia. «Ho visto la luce accesa nella vostra stanza e poi...» tacque, guardandosi le mani «... il vostro baule fuori dalla porta. Siete in partenza?»
«Ve l'avrei detto...» e s'interruppe. Non doveva mentire: non aveva mai avuto intenzione di metterla a parte dei suoi piani. Avrebbe solo reso le cose più difficili. Si era già spinto troppo oltre, nella speranza che quella volta sarebbe stato diverso.
Lei si avvicinò, e il suo sguardo si posò sull'album. «Mi stavate facendo un ritratto?»
La sorpresa nella sua voce gli ricordò l'abisso di conoscenza che li divideva. Dopo tutto il tempo trascorso insieme nelle ultime settimane, lei non aveva la più vaga idea di che cosa si nascondesse dietro quell'attrazione.
Era un bene, o, quantomeno, era meglio così. Negli ultimi giorni, da quando lui aveva deciso di partire, aveva fatto di tutto per
tenersi lontano da lei. Riuscirci aveva richiesto un tale sforzo che, non appena si era ritrovato da solo, aveva dovuto cedere al desiderio represso di ritrarla. Aveva riempito l'album di bozzetti del suo collo arcuato, della sua clavicola marmorea, del nero abisso dei suoi capelli.
Ora riguardava i disegni. Ciò che provava non era vergogna per essere stato sorpreso a ritrarla, ma qualcosa di molto peggio. Un brivido gelido lo pervase al pensiero che quella scoperta - la manifestazione fisica di ciò che lui provava - l'avrebbe distrutta. Avrebbe dovuto essere più cauto. Cominciava sempre allo stesso modo.
«Latte caldo con un cucchiaio di melassa» mormorò, continuando a darle le spalle. Poi aggiunse, triste: «Vi aiuterà a dormire.»
«Come fate a saperlo? E' proprio quello che mia madre...»
«Lo so» disse lui, voltandosi verso di lei. Non era sorpreso dallo stupore nella voce di lei, eppure non poteva spiegarle perché, o dirle quante volte in passato, al calar delle tenebre, le aveva preparato la medesima bevanda, o l'aveva tenuta fra le braccia finché non si era addormentata.
Sentì il tocco di lei come fuoco attraverso la camicia, sentì la sua mano leggera sulla spalla, e trattenne il respiro. Non si erano ancora toccati in questa vita, e il primo contatto lo lasciava sempre senza fiato.
«Rispondetemi» sussurrò lei. «State partendo?»
«Sì.»
«Allora portatemi con voi» disse, precipitosa. E in quel momento, lui la vide trarre un profondo respiro, come se si fosse pentita del suo appello. Dal corrucciarsi della fronte riusciva a cogliere le emozioni che si susseguivano in lei: prima l'impeto, poi lo sconcerto, infine la vergogna per la propria sfrontatezza. Era sempre così, e troppe volte in passato lui aveva commesso l'errore di consolarla in quel preciso momento.
«No» sussurrò allora, ricordando... ricordando sempre... «Salperò domani. Se tenete a me, non dite un'altra parola.»
«Se tengo a voi» ripetè lei, come parlando a se stessa, «io... io vi amo...»
«No.»
«Devo dirvelo. Io... io vi amo, ne sono certa, e se voi partite...»
«Se parto, vi salverò la vita.» Parlò lentamente, cercando di raggiungere la parte di lei in grado di ricordare. Se anche ci fosse stata, dov'era sepolta? «Certe cose sono più importanti dell'amore. Non capirete, ma dovete fidarvi di me.»
Gli occhi di lei lo trafissero. Fece un passo indietro, incrociò le braccia sul petto. Anche di questo lui era responsabile: quando le elargiva le proprie verità dall'alto riusciva sempre a scatenare il suo lato sprezzante.
«Intendete dire che ci sono cose più importanti di questo?» lo sfidò lei, afferrandogli le mani e portandosele al cuore.
Oh, poter essere lei e non sapere che cosa stava per succedere! O almeno essere più forti di così, e riuscire a fermarla. Se non l'avesse fermata, lei non avrebbe mai capito, e il passato si sarebbe ripetuto ancora, torturandoli senza fine.
A quel tocco, al calore familiare della sua pelle, lui gettò indietro il capo e gemette. Cercava di ignorare quanto fosse vicina, quanto conoscesse bene la sensazione delle sue labbra sulle proprie, quanto fosse amara la consapevolezza che tutto questo dovesse finire. Ma le dita di lei cercavano le sue con tanta leggerezza... Riusciva a sentire il cuore di lei battere tumultuoso sotto l'abito.
Aveva ragione. Non c'era niente di più importante.
Non c'era mai stato. Stava per arrendersi e prenderla tra le braccia, quando colse il lampo nei suoi occhi. Come se avesse visto un fantasma.
Fu lei a ritrarsi, portandosi una mano alla fronte.
«Ho una sensazione stranissima» sussurrò.
No... Era già troppo tardi?
Lei socchiuse gli occhi come nel ritratto; si avvicinò di nuovo, e gli mise le mani sul petto, le labbra in attesa. «Penserete che sono pazza,
ma sarei pronta a giurare che sono già stata qui...»
Allora era davvero troppo tardi. Guardò in alto con un brivido: riusciva quasi a sentire l'oscurità discendere su di loro. Colse l'ultima occasione di afferrarla, di stringerla come aveva desiderato ardentemente per settimane.
Non appena le loro labbra si fusero, entrambi rimasero indifesi. Il sapore di caprifoglio sulla bocca di lei gli diede le vertigini. Più lei gli si stringeva, più lui sentiva contrarsi le viscere per l'emozione e l'angoscia di ciò che stava accadendo. La lingua di lei trovò la sua, e il fuoco tra loro divampò, più luminoso, più ardente, più feroce a ogni nuovo tocco, a ogni nuova esplorazione. Eppure niente di tutto questo era nuovo.
La stanza tremò. Un'aura prese a brillare attorno a loro.
Lei non si accorse di nulla, inconsapevole, ignara di tutto al di fuori di quel bacio.
Lui soltanto sapeva che cosa stava per accadere, quali oscuri guardiani stavano per precipitarsi sulla loro unione. Anche se ancora una volta non poteva modificare il corso degli eventi, lo sapeva.
Le ombre vorticarono sopra di loro, così vicine che lui avrebbe potuto toccarle. Così vicine che si chiese se anche lei riuscisse a sentire ciò che sussurravano.
Osservò la nuvola passare sul volto di lei. Vide, per un istante, una scintilla di comprensione brillare nei suoi occhi.
Poi non ci fu più nulla."

Ecco, ora che vi ho rinfrescato le idee vi dico che ci sarà nuovamente la vita di Helston, in Inghilterra vista dai due punti di vista, anche se la morte verrà vista solo da Daniel. Nel viaggio Luce dovrà stare attenta a quello che fà, o potrebbe modificare pericolosamente il passato e questo porterebbe guai seri... Ma allo stesso tempo pure Daniel e gli altri Angeli e i Nephilim che la stanno seguendo per riportarla al presente! Libro fatto bene, ma un po' lento. Ci saranno molti colpi di scena! Incontrerà pure un membro della Bilancia (scoprirete poi di che si tratta) che apparentemente la aiuterà nel suo intento ma poi... non vi dico nient'altro, solo che non penso che nessuno se lo aspetti! (Tranne me, non mi è mai piaciuto quel gargoille) ;)

- Katniss

Nessun commento:

Posta un commento

Nel caso di spoiler metti "#spoiler" per avvisare!